Sguardo Critico

Piero Dorazio, Composizione astratta (Ognuno tesse le sue indulgenze), 1960: STRATIFICAZIONE

L’arte della pittura non è destinata alla fabbricazione più o meno ingegnosa di immagini, ma alla ricerca di quegli elementi chiave della percezione visiva che generano il modo di vedere e di intendere le immagini

Piero Dorazio, Cui prodest, 1967

L’astrattismo di Dorazio si colloca in una fase successiva all’astrattismo geometrico, in cui il gesto ha più importanza della semplice forma: il colore viene apposto sulla tela con gesti spontanei. Ciò che colpisce dell’opera è la fittissima stratificazione di linee parallele e incidenti da cui scaturisce la potenza del colore dell’insieme, sui toni del blu brillante.

La reinterpretazione è basata proprio sulla composizione di layer di colori diversi, partendo dal colore più chiaro, il giallo, passando a toni man mano più scuri del blu fino ad arrivare al nero.

La riconsiderazione dell’opera si è svolta in due fasi: la prima è teorico-grafica, attraverso lo studio dei diversi strati e della loro combinazione tramite il disegno digitale; la seconda è pratica-fisica, mediante la realizzazione del concetto di stratificazione tramite un modello tridimensionale.

Giuseppe Penone, Spoglia d’oro su spine d’acacia, 2002: MATERICITÀ


La concezione del tempo che ha una farfalla, un fiore, un albero, un animale, un uomo, una pietra, una montagna, un fiume, un mare, un continente, un atomo, produce la varietà infinita del pensiero e delle forme dell’universo.

Giuseppe Penone

L’opera è costituita da più pannelli, rivestiti in seta, sui quali si staglia una composizione di spine di acacia che formano l’impronta delle labbra dell’artista. Al centro è collocata una lamina in rame dorata che reca l’impronta della mano dell’artista. La composizione è basata sul rapporto tra i diversi materiali, capaci di suscitare sensazioni proprio grazie al loro contrasto. L’opera è un’allusione alla fragilità umana e al tentativo di proteggersi dal mondo attraverso la pelle ( le spine) e al tempo stesso di dialogare con esso attraverso il linguaggio (la lamina d’oro). Il linguaggio rappresenta così un canale di scambio tra esterno ed interno, tra individuo e mondo, tra uomo e natura.

La reinterpretazione dell’opera mette in evidenza la distribuzione delle spine che partono dai bordi in modo apparentemente casuale fino ad arrivare al centro dell’opera, arrivando a costituire una vera e propria immagine.

La riconsiderazione dell’opera si è svolta in due fasi: teorica/grafica, attraverso lo studio della composizione; concreta/fisica, mediante la realizzazione tridimensionale del concetto di matericità.

Esercitazione svolta in coppia da Claudia Carrozzino e Giulia Bangrazi.

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